Come tutti gli anni noi
insegnanti della Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria si incontriamo per
programmare un progetto di continuità tra i due ordini di scuole.
Ad ispirare e a motivare questo
impegno è senza dubbio la consapevolezza che terminare un ciclo scolastico ed
iniziarne un altro presume che si venga “catapultati” verso il nuovo, verso
nuovi ambienti, nuove relazioni, nuove organizzazioni, nuovi libri, nuovi
insegnanti, nuovi compagni…. Quindi il passaggio scuola infanzia-scuola
primaria, così come il passaggio verso i diversi gradi della scuola,
rappresenta per il bambino un momento estremamente delicato attorno al quale si
concentrano fantasie, interrogativi e timori. Entrare in un nuovo ordine di
scuola significa per il bambino uscire dalle sicurezze affettive costruite
nella vecchia scuola, affrontare nuovi sistemi relazionali, incontrare nuove
regole e nuove responsabilità, ma anche essere accompagnato da entusiasmo per
il nuovo, da trepidazione, desiderio di scoperta, speranza….
Perciò cerchiamo di costruire
un progetto che si prefigge di aiutare i bambini ad affrontare i sentimenti di
confusione, preoccupazione e di rassicurarli circa i cambiamenti che li
aspettano con proposte che partono dal presupposto che ognuno, alle elementari,
proseguirà, amplierà, approfondirà competenze, abilità, conoscenze che ha
iniziato ad acquisire alla scuola dell’infanzia.
Il tema scelto quest’anno è “i giochi del castello”!
Per entrambe le scuole questo
ambiente così fiabesco e suggestivo, pregno di significati, trova un aggancio e
un collegamento con le attività svolte in precedenza dai bambini.
Perciò si dà avvio
all’avventura partendo da un racconto ambientato nel castello della regina
Lucrezia dove un furbo giullare di corte ne combina delle belle. La narrazione
offre spunti per inventare una serie di esperienze e di giochi che ci
permettano di mirare agli obiettivi del percorso di continuità andando a toccare,
in forma ludica naturalmente, gli ambiti “matematici” e “linguistici”, oltre
che trasversalmente quello motorio, grafico ed emotivo - relazionale.
1° incontro
Per rendere tutto più
coinvolgente il percorso inizia con un invito che i bambini
delle elementari fanno arrivare alla materna.
I bambini della scuola
elementare introducono nel “Castello della regina Lucrezia” i compagni della
scuola dell’infanzia che a loro volta portano in dono alla regina stessa sei
“bellissimi gioielli” da custodire nella sala del tesoro.
E ora assistiamo in palestra ad
una piccola rappresentazione messa in scena dagli alunni di prima e ispirata al
racconto “La regina Lucrezia”!
Era inverno. da qualche giorno nevicava e tutto era bianco.
Un pomeriggio, mentre mago Teo stava schiacciando un sonnellino, un
viaggiatore arrivò con un messaggio per lui. Lisetta svegliò il mago e gli
diede un biglietto. Mago Teo si stropicciò gli occhi, inforcò gli occhiali e
lesse: -Ho bisogno del suo aiuto. La prego, venga al più presto- . Seguiva la
firma: Lucrezia, regina di Collebruno.
Mago Teo si stiracchiò e disse a Lisetta: -Preparati, la Nasona ha
bisogno di noi!-
Fu così che, dopo un poco, mago Teo e Lisetta si misero in viaggio
diretti al castello di Lucrezia. Con il loro vecchio macinino a quattro ruote,
percorsero la strada tutta curve fino al Passo del Falco. Procedevano con
prudenza, rispettando le indicazioni dei segnali stradali: le precedenze, gli
stop, i limiti di velocità. Giunsero al castello che oramai era notte. La
regina li accolse subito nella sala del trono. Era una donna robusta, con un
bel viso rotondo sul quale spiccava un gran naso a forma di patata, che
attirava subito lo sguardo e per il quale era soprannominata Nasona.
Dopo i saluti la regina disse:
-Mago Teo, ho bisogno del vostro aiuto. Dalla camera del tesoro,
tutte le mattine, troviamo che è sparito qualcosa: gioielli, pietre preziose,
monete d’oro e d’argento….e senza che nessuno vi sia entrato, perché le guardie
davanti alla porta non vedono entrare nessuno… Sembra tutto così strano che
abbiamo pensato a un incantesimo. Per questo vi ho fatto chiamare-.
La regina avrebbe voluto che il mago iniziasse subito le indagini,
ma mago Teo e Lisetta erano così stanchi del viaggio che preferirono andare a
letto e rimandare tutto al mattino seguente.
Si era appena fatto giorno, quando le urla della regina svegliarono mago Teo. Egli si alzò, aprì
la porta e quasi fu investito dalla regina che gridava: -Anche stanotte hanno
rubato!-
Mago Teo si vestì in fretta e furia e corse fino alla stanza del
tesoro. In uno scrigno vide la corona reale: al posto del suo più grosso
rubino, c’era ora un gran buco nero.
I soldati di guardia alla porta quella notte giurarono che nessuno
si era avvicinato alla stanza. il mago e la fata ispezionarono ogni angolo,
ogni sasso delle mura, ogni mattone del pavimento e, finalmente, trovarono un
indizio: tra le pietre era incastrata un piccola piuma marrone.
-E questa come è arrivata qui?- fece mago Teo. –La stanza è senza
finestre. Ci sarà un passaggio segreto. Dobbiamo scoprirlo-.
Ma per quanti sforzi facessero, del passaggio segreto neppure
l’ombra. Un po’ delusi, il mago e Lisetta tornarono nella sala del trono. Si
sedettero a un tavolo e cominciarono a sgranocchiare delle noci, che erano in
un cestino davanti a loro. Intanto, nella sala, si ricorrevano il gatto
Ludovico e Ugo, il gufo, animali molto cari alla regina. Svolazzando a destra e
sinistra, il gufo finì per
appollaiarsi sulla spalla di mago Teo, che gli diede dei pezzi di noce da
sgranocchiare. Osservandolo attentamente, il mago si convinse che la piuma
trovata nella stanza del tesoro era proprio del gufo. Fece un cenno a Lisetta,
che comprese ma rimase in silenzio.
Per tutto il giorno, mago e fata non persero d’occhio il gufo. Ma
fu solo dopo cena che fecero un scoperta veramente interessante.
Per intrattenere la regina e i suoi ospiti, a un certo punto entrò
nel salone Arnaldo, il giullare, che effettuò salti e capriole e lanciò in aria
palline, birilli, e bastoni. Ma proprio durante i suoi numeri, qualcosa
insospettì il mago: ogni volta che un oggetto gli sfuggiva di mano, Ugo il gufo
lo prendeva tra i suoi artigli e glielo riportava, tra gli applausi di tutti.
Sembrava ammaestrato. Mago Teo decise di sorvegliare i movimenti di Arnaldo.
Quando tutti si ritirarono nei loro alloggi, mago Teo si nascose
dietro una tenda, Giunse mezzanotte. Nel buio, una porta si parì e ne scivolò
fuori un’ombra scura: era Arnaldo, con il gufo Ugo appollaiato su una spalla.
Il giullare si calò in una botola del pavimento, percorse un corridoio, salì
una scala umida, e al lume di una candela, spinse una leva. Nel muro si aprì un
buco. Ugo si infilò in quel buco e tornò poco dopo con una borsa di monete
d’oro tra gli artigli.
Mago Teo capì dunque come sparivano i gioielli: il colpevole era
Arnaldo e Ugo il suo inconsapevole complice.
Il mago decise di andare a dormire e di parlarne il giorno seguente
con la regina.
Al mattino, le urla della Nasona sembravano cannonate. Mago Teo si
girò dall’altra parte e continuò a dormire. Solo più tardi si presentò al
cospetto di una regina arrabbiatissima, che lo fulminava con gli occhi.
-Mia regina, ho scoperto il colpevole- fece con voce suadente il
mago.
Mago Teo raccontò tutto. Fu deciso un piano per catturare il ladro.
Quella notte, le guardie aspettarono che Arnaldo andasse a rubare con il gufo e
lo presero con le mani nel sacco. Il giullare fu così portato nella sala del
trono. Ora bisognava solo decidere la punizione: impiccarlo alla quercia più
alta? Chiuderlo nella prigione più buia? Sottoporlo alla tortura del solletico?
La regina, che non era crudele come voleva far credere, alla fine
prese questa decisone: Arnaldo era un bravo giullare e avrebbe continuato a far
divertire la regina e i suoi ospiti inventandosi sempre nuovi giochi, inoltre
avrebbe badato al gufo Ugo e al gatto Ludovico per tutta la vita e infine,
siccome era anche un ottimo pasticciere, avrebbe lavorato nelle cucine reali
tutti i giorni per preparare il gelato di cui Lucrezia era molto golosa.
Da allora il gelato per tutti gli abitanti del castello fu
assicurato. Tutti i pranzi terminavano con gigantesche coppe ai gusti più
svariati: stracciatella, crema, fragola, nocciola, pistacchio….
Per ricompensare mago Teo e Lisetta del loro aiuto, la regina
invitò al suo castello anche i bambini amici del mago. Immaginatevi che
scorpacciata! Ne mangiarono da farsi venire il mal di pancia!
Ma, inutile dirlo, chi ne divorò una quantità davvero esagerata fu
la regina Nasona, gran golosona.
Dopo la drammatizzazione
ci cimentiamo subito in uno dei giochi inventati per punizione dal giullare
Arnaldo: “I gioielli della regina”.
2° incontro
Tornando alla
scuola elementare i bambini vengono accolti nella classe prima e possono
accomodarsi nei banchi accanto ai loro compagni più grandi. Ed è qui che hanno
la possibilità di vedere all’opera e di utilizzare brevemente la grande lavagna
interattiva per realizzare la sagoma del castello della regina Lucrezia e per
provare a scrivere le iniziali del proprio nome.
Poi via di nuovo
in palestra….
Per la seconda
visita alla scuola elementare, il giullare ha inventato un altro divertente
gioco da poter fare tutti insieme: “Il ponte levatoio!”.